L’approdo del Documento d’economia e finanza (Def) in Consiglio dei ministri e l’approvazione definitiva del Senato sono imminenti. E dalle prime indiscrezioni non vi è nulla di buono per quanto riguarda la sanità pubblica. Stando a quanto riportato dalla stampa italiana, infatti, è previsto un taglio – l’ennesimo – che si aggira attorno al miliardo solo per quest’anno. Voragine pronta ad allargarsi per il biennio 2015-2016, sino a toccare il miliardo e mezzo. Un contesto, questo, che stride con le ripetute rassicurazioni del ministro Beatrice Lorenzin, un mantra ripetuto sin dall’inizio del suo mandato.
Ulteriori tagli, dunque, che si abbattono su un sistema sanitario già provato da anni di austerity e spending review, che si consumano sotto il silenzio assordante di sindacati e Regioni.  La posizione dell’Anaao Assomed, in questo senso, non può che essere una profonda e secca bocciatura: “Crescita dei costi del personale per i prossimi anni invariata rispetto agli anni più recenti, cioè zero o meno – ha dichiarato il segretario nazionale Costantino Troise -; blocco del turnover sine die, con buona pace del giovanilismo imperante e delle attese dei giovani medici che, si sa, sono meno eguali degli altri e dei livelli assistenziali al sud sempre più eventuali; riduzione del fondo sanitario nazionale conseguente alla previsione di un Pil in ribasso. Questo è il Def “.
Le conseguenze, naturalmente, le pagheranno i cittadini, che vedranno ridotto all’osso un servizio già martoriato e umiliato, mentre i privati stanno alla finestra, pronti ad accaparrarsi la propria fetta di torta. Ma il dazio ricadrà anche sugli operatori della sanità, soprattutto i più giovani. Senza futuro, per loro, l’unica via d’uscita sembra essere l’emigrazione “così – come ha commentato il segretario regionale Anaao Assomed, Gabriele Gallone – i ricchi evasori italiani sapranno dove farsi curare”.