Come abbiamo letto sugli organi di stampa nei giorni scorsi, il Piemonte, con l’inizio del 2017, sarà fuori dal piano di rientro senza ulteriori inasprimenti fiscali a carico degli esangui bilanci delle famiglie. Questa è senz’altro una buona notizia.
Sembrerebbe una buona notizia anche il fatto che quelli definiti genericamente “debiti della Regione” (un miliardo e mezzo di euro) possano essere restituiti in modo dilazionato in 10 anni e non tutti e subito. Niente tasse extra per i piemontesi e fornitori delle ASL pagati in soli 60 giorni come da indicazioni della U.E.
Il problema purtroppo (e questo non sempre è facile desumerlo dagli articoli di stampa) è che il miliardo e mezzo non corrisponde a “tutti i debiti della regione” (magari fosse!). I debiti della Regione Piemonte ammontano alla colossale e non ancora del tutto definita somma di oltre sette miliardi (per alcuni bene informati si arriva a 10 o forse addirittura a 15). Il miliardo e mezzo corrisponde al debito che la Regione ha nei confronti della Sanità piemontese.
Come ormai tutti sappiamo, nell’ultimo decennio, con un rispetto della par condicio degno di miglior causa, le Amministrazioni regionali di piazza Castello, azzurre, rosse o verdi che fossero, hanno utilizzato i fondi della sanità per differenti capitoli di spesa e senza rimettere, a fine anno, i soldi al loro posto. Questo ha portato a ragionare, da parte di tutti, su come poter rimediare alla voragine dei conti della sanità senza che il deficit esistesse realmente. Abbiamo subìto il blocco delle assunzioni di personale, la riduzione dei reparti e dei posti letto ospedalieri, il ridimensionamento dei servizi sanitari territoriali, la chiusura degli ospedali. Tutto ciò ha portato a una riduzione della produttività sanitaria in Piemonte con allungamento delle liste d’attesa, aumento della mobilità passiva (pazienti che vanno a curarsi in altre regioni le quali devono poi essere rimborsate) e deficit regionale, questa volta sì, in aumento. Ecco quindi che il miliardo e mezzo restituito in 10 anni, non è una dilazione che la regione ha ottenuto dallo Stato o da una banca. Sarebbe stata una cosa positiva. Dieci anni sono il tempo che impiegheranno i soldi a ritornare da piazza Castello a corso Regina Margherita. Il tempo quindi che impiegherà la Regione a restituirci i soldi della Sanità che aveva speso per altri motivi.
A dare un sigillo di verità a quelle che sembravano solo maldicenze sussurrate nei corridoi dei palazzi, è stata la relazione sul rendiconto generale della Regione Piemonte per l’esercizio finanziario 2015 del Procuratore Regionale della Corte dei Conti, Giancarlo Astegiano che, testualmente, ha asserito “E’ difficile comprendere come nel corso degli anni sia maturato un disavanzo “nascosto” o comunque extracontabile che, in base alle risultanze del rendiconto dell’esercizio 2015 ha concorso a formare il disavanzo complessivo pari a euro 7.258.726.834…. Se il disavanzo non è stato solo conseguenza di sprechi e inefficienze ma è dipeso anche dalle scelte politiche finalizzate ad assicurare servizi anche in disavanzo, utilizzando metodi contabili discutibili e inaccettabili…è evidente che il processo di risanamento potrà essere efficace ed effettivo solamente se vi sarà chiarezza sulle politiche pubbliche….In altri termini è necessario che vi sia una corretta e precisa assunzione di responsabilità in ordine alle politiche pubbliche e ai loro costi effettivi… Per i prossimi 30 anni elevate risorse dovranno essere utilizzate per il pagamento dei debiti pregressi…”.
Parole di drammatica chiarezza.
A questo punto domandiamo al Presidente della Regione Piemonte e alla sua giunta:
sarebbe possibile sapere per quali voci di bilancio sono stati spesi i soldi destinati alle cure dei cittadini piemontesi e pretendere che qualcuno se ne assuma la responsabilità?
sarebbe troppo pretendere che d’ora in poi, come anche auspica la Corte dei Conti, il fondo sanitario venga rigidamente perimetrato e i conti, sia in sede preventiva che consuntiva, vengano assoggettati alla massima trasparenza?
si può tornare a discutere dei tagli effettuati ai posti di lavoro e ai servizi, coinvolgendo nuovamente, in modo costruttivo, le Organizzazioni Sindacali dei Dirigenti Medici e Sanitari che negli ultimi anni hanno ricevuto solo sporadiche informazioni sulle politiche regionali senza poter apportare sostanziali contributi di idee, esprimendo la voce dei professionisti che rappresentano?
I medici, gli operatori e tutti gli utenti della sanità Piemontese aspettano una risposta.