… e siamo di nuovo in vista dell’autunno (seconda parte)

da | Ott 3, 2016 | Primo Piano

autunnodi Mario Vitale

Come tutti sappiamo, il 25 novembre 2015 è entrata in vigore la legge 161 del 2014 sull’orario di lavoro, che recepiva la direttiva U.E. n° 88 del 2003. Anche l’Italia si allineava al resto della Comunità Europea dopo controversie durate 12 anni! Ora non voglio ritornare sull’argomento in modo sistematico, ma solo ricordare come la legge 161 stia cominciando a dare i suoi frutti anche se alcuni punti della normativa andranno parzialmente rivisti in sede di rinnovo contrattuale.

La regione Piemonte non è ancora ufficialmente uscita dal piano di rientro e questo avviene per una situazione che può sembrare paradossale.

Come abbiamo già avuto modo di far presente in varie occasioni, il deficit della Sanità piemontese è stato generato perché i finanziamenti regionali a lei destinati sono stati utilizzati per altri capitoli di spesa (trasporti, edilizia, cultura – a volte solo pseudo tale – ecc.). Il finanziamento della Sanità equivale all’80% del bilancio regionale e per questo è chiaro che gli altri Assessorati sono spesso stati tentati, con le dovute autorizzazioni per “urgenze improrogabili”, di portarsene una fetta a casa loro. Dopo che il Piemonte è stato sottoposto al piano di rientro i fondi, per legge, non hanno più potuto essere trasferiti di qua e di là. La Sanità piemontese è tornata, anche se di poco, in attivo ma il MEF non autorizza la definitiva fine del “commissariamento” finchè la Regione Piemonte non restituisce all’Assessorato di corso Regina i famosi 600 milioni che gli deve. E non si vede come potrà farlo visto che non li ha. In pratica il danno e la beffa. Prima ci portano via i soldi, poi non usciamo dal piano di rientro perché non ce li possono restituire.

Una cosa però l’abbiamo ottenuta ed è lo sblocco completo del turn over. Compatibilmente con i tetti di spesa ora le ASL/ASO, non hanno più limiti alle assunzioni di personale e, come dicevo all’inizio, grazie soprattutto alla normativa sull’orario di lavoro sancita dalla legge 161, per la prima volta dopo anni, i medici dipendenti piemontesi iniziano nuovamente ad aumentare. Fino alla fine del 2015 il totale era progressivamente diminuito mentre nel primo semestre 2016 il numero è aumentato. Tra gennaio e giugno 2016, in Piemonte, ci sono state 203 assunzioni di medici dipendenti a tempo indeterminato e 100 a tempo determinato, con un saldo attivo, al netto di dimissioni e pensionamenti, di 60 unità. Occorre anche tenere conto che gli atti aziendali sono recenti e quindi i piani di assunzioni sono ancora all’inizio per cui il trend positivo proseguirà certamente per un po’ di tempo.

Il merito della normativa sull’orario di lavoro è quindi quello di aver collocato i piani per le nuove assunzioni, al primo posto fra le necessità delle Asl, non appena messo qualche soldo in cassa. Il timore di incorrere nelle sanzioni dell’Ispettorato del Lavoro ha orientato meglio la scala di priorità dei Direttori Generali riguardo alle spese da fare e in questo l’Anaao può rivendicare grandi meriti senza timore di smentita.

L’Anaao Assomed è pronta a richiedere, al tavolo del nuovo rinnovo contrattuale, delle puntualizzazioni normative che eliminino alcuni scompensi che si sono verificati come inevitabili “effetti collaterali” della legge. Penso ad esempio all’aumento dei week end impegnati per permettere di spalmare le ore lavorate in modo da rispettare i riposi dovuti. (Al numero di festivi lavorati andrà fissato un tetto). Oppure a situazioni peculiari del lavoro medico legate a orari notturni e reperibilità che andranno meglio regolamentate.

A fronte però di alcuni spiragli di luce, nuvole minacciose si affacciano all’orizzonte circa le reali intenzioni del Governo di finanziare il nuovo contratto della Pubblica Amministrazione. Il balletto delle cifre parte dai ridicoli 300 milioni messi sul piatto l’anno scorso ai 2,5 miliardi promessi dopo, anzi no, solo 2 ma nemmeno, forse sarà poco più di uno…

L’Anaao ha annunciato uno stato di agitazione in attesa di vedere se, dopo sette anni, il nostro Governo deciderà se abbiamo diritto a un nuovo contratto di lavoro, se riterrà di finanziarlo in modo almeno non offensivo e soprattutto se dimostrerà la volontà di sedersi al tavolo per discutere, senza preconcetti, di una normativa adeguata alle nuove esigenze del lavoro medico.

(qui la prima parte)

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