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Di Mario Vitale
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Devo scusarmi perché negli ultimi mesi ho trascurato questa rubrica ma è stato anche a causa di un periodo di malattia che ho attraversato prima dell’estate (colecistite acuta perforata, colecistectomia, convalescenza, poi ferie e ora tutto a posto).
Affrontare il periodo che segue la pausa estiva, somiglia un po’ ad aprire lentamente una porta che si affaccia su un corridoio o una stanza che ci sono sconosciuti. Cosa ci aspetta al di là della porta? Non voglio abbandonarmi a previsioni ingenuamente ottimistiche ma, dopo anni di vacche magre, vorrei provare, a individuare un paio di argomenti che potrebbero – ho usato il condizionale – riservarci, a breve termine, delle notizie almeno discrete. Se queste arriveranno, sarà soprattutto grazie all’Anaao e alle battaglie che ha condotto negli ultimi anni.
Il primo punto riguarda il contratto di lavoro, scaduto dal 2009.
Dopo il noto successo sindacale di giugno che ha permesso di ridurre a quattro le aree negoziali del pubblico impiego e, soprattutto, ha conservato un’area autonoma per la Sanità (le altre tre riguardano gli enti locali, lo stato e l’istruzione) il Governo ha perso ogni possibilità di accampare scuse che ritardino la nascita del tavolo contrattuale. Per non parlare del pronunciamento della Corte Costituzionale che fornisce un’ulteriore spinta in tale direzione. Il problema ora è di quanto il Governo sia disposto a mettere sul piatto per finanziare il rinnovo contrattuale.
Negli ultimi sei anni la pubblica amministrazione ha perso 300.000 posti di lavoro (di cui oltre 7000 medici) e il monte salari ad essa relativo, si è contratto di circa 10,8 miliardi annui. A fronte di questi consistenti risparmi, che il ministro Lorenzin ha affermato doversi comunque reinvestire sempre nella Sanità, il Governo ha avuto il coraggio di proporre un finanziamento del contratto per tutta la pubblica amministrazione di 300 milioni che equivale a dire un aumento medio di circa 6 euro al mese a testa. Un’offerta che si pone a metà strada fra il ridicolo e l’offensivo. Ora le voci che provengono da ambienti vicini al Governo indicano che ci si sta orientando verso somme più elevate di finanziamento anche se le cifre precise le potremo sapere solo con la nuova legge di bilancio, che non è chiaro se verrà emanata prima o dopo il referendum sulle riforme costituzionali (e il particolare non è di poco conto).
Oltre agli aumenti economici con i quali, in ogni caso, difficilmente ci arricchiremo, dobbiamo cercare di ottenere dei miglioramenti normativi che rendano la vita lavorativa dei medici e dei dirigenti sanitari più vivibile. È su questo che dobbiamo insistere se vogliamo dare un senso al nuovo contratto, considerando i bassi aumenti stipendiali che ci aspettano.
A tale proposito è interessante il documento prodotto da un gruppo di lavoro dell’Anaao e pubblicato nella prima parte di quest’anno sul numero 2 di Dirigenza Medica (clicca qui). Le discussioni sull’argomento non sono ancora esaurite ma si tratta di un’ottima base di partenza su cui costruire una normativa più aderente alle nuove esigenze lavorative dei medici e dei dirigenti sanitari dipendenti.
Un secondo tema dal quale speriamo di ottenere qualche beneficio riguarda l’assunzione di nuovo personale medico e la stabilizzazione dei precari.
(fine prima parte)