Basta sparare sull’intramoenia

da | Ott 14, 2024 | Primo Piano

Ancora una volta, il dibattito sulle liste d’attesa cade (strumentalmente) sull’ ALPI.

Le liste d’attesa sono legate alla carenza di specialisti, agli organici depauperati che devono coprire turni, guardie e poi dedicarsi agli ambulatori. All’organizzazione che lascia smaltire ai centri di secondo livello delle prime visite di bassa complessità.

Alle richieste inappropriate, spesso dettate dalla medicina difensiva.

Alla mancata “presa in carico” del paziente, che vaga da uno specialista all’altro.

E invece no.

Invece secondo “Lo Spiffero”, è tutta colpa dell’ALPI. Che viene fatta dopo le 8 ore di lavoro, nel tempo libero. Che poi, 8 ore non sono mai, a sono 9-10 al giorno (con straordinari NON pagati).

Precisiamo: se ci sono comportamenti illeciti, siamo i primi a chiedere che vengano denunciati, a tutela di tutti i colleghi. Perché ne basta uno per compromettere la credibilità di tutti. Ma generalizzare partendo da casi rarissimi è una grave scorrettezza, non si può fare di tutta l’erba un fascio: l’intramoenia non è causa delle liste d’attesa! L’ALPI è un’attività legittima, normata da accordi e leggi, già disattese ma da alcune Aziende, non da noi.

Andiamo per punti.

A livello economico, l’ALPI genera introiti importanti per le strutture sanitarie, permettendo loro di sostenere il funzionamento delle strutture e di ridurre i costi di gestione.

Per quanto riguarda il rapporto tra ALPI e l’attività istituzionale, che spesso suscita dubbi e critiche, i dati nazionali mostrano che nel 2020 i ricoveri in regime di libera professione sono stati circa 16.600, a fronte di 6.104.000 in regime ordinario o di day hospital, e nel 2021 sono scesi a 13.908 rispetto ai 4.863.817 ricoveri istituzionali. Questi numeri rappresentano meno dello 0,30% del totale dei ricoveri nelle strutture pubbliche. Un numero così esiguo può davvero influenzare le lunghe attese nel sistema sanitario, ad esempio nelle procedure chirurgiche di bassa complessità o negli interventi ortopedici per l’impianto di protesi? Tra le prestazioni più richieste in regime di libera professione troviamo il parto cesareo (1.656 ricoveri) e il parto naturale (1.199 ricoveri), rendendo difficile comprendere come tali interventi possano generare ritardi significativi.

I dati ufficiali (2021) dicono inoltre che le prestazioni ambulatoriali in libera professione intramoenia rappresentano il 7% del totale erogato ogni anno dal servizio pubblico.

Inoltre, il carico fiscale e le limitazioni imposte ai medici che esercitano l’ALPI riducono la sua attrattività. Se una visita specialistica ha un costo di 100 euro, al medico ne restano solo 35 dopo le imposte, rendendo poco incentivante questa attività.

Infine l’Alpi rappresenta, per il 40% dei medici circa che vi aderisce, un’opportunità per arrotondare uno degli stipendi più bassi d’Europa.

Ricordiamo che in Piemonte un medico al giorno si licenzia per lavorare nel privato o aprire partita IVA. Vogliamo continuare ad attaccare e colpevolizzare questi colleghi, affinche’ se ne vadano altri?

Anziché attaccare l’ALPI, per i pazienti sarebbe utile agire sulle vere cause dei lunghi tempi d’attesa, come il consistente sottofinanziamento del SSN, la carenza di risorse umane e le difficoltà organizzative e tecnologiche, che limitano la capacità di far fronte all’aumento della richiesta di prestazioni, determinato dai mutamenti demografici, epidemiologici e sociali.

Sarebbe anche importante utilizzare gli accantonamenti, derivanti proprio da un ulteriore 5% sull’onorario dell’intramoenia del medico, per abbattere le liste d’attesa. Cosa che per esempio chiede da anni Anaao Città della Salute: il tesoretto accantonato poteva e doveva essere utilizzato a favore dei pazienti.

Un’analisi più onesta, mostrerebbe che l’ALPI è ben lontana dall’essere la causa principale di tali problemi.

Ma l’onestà non è riservata all’ALPI: forse ai grandi gruppi privati, che con atteggiamento predatorio stanno espandendosi senza alcuna critica di giornale.

Dr.ssa Chiara Rivetti
Segretaria Regionale Anaao Assomed Piemonte

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