MEZZA Spagna ieri era un paese sotto shock, tra l’incredulo e l’indignato, quando il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardón, ha esposto al Consiglio dei ministri la nuova legge che cancella il diritto all’aborto. Trent’anni all’indietro, si torna al 1985 con una delle normative più restrittive d’Europa che il governo spagnolo ha fatto propria e che presto sarà approvata dal Parlamento dove il partito popolare di Mariano Rajoy ha, dal voto del 2012, la maggioranza assoluta dei seggi. Una legge simbolo per il centrodestra spagnolo che dopo i due anni trascorsi a convivere con l’altalena dello spread, l’aumento dei disoccupati, gli sfratti selvaggi di chi non poteva più pagare il mutuo della casa, e la minaccia di un default alla greca, può tornare ad occuparsi di ciò che veramente gli interessa: asfaltare l’epoca dei nuovi diritti e delle riforme sociali dei due ultimi governi socialisti di José Luis Rodriguez Zapatero.
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