A Torino non serve un nuovo Pronto Soccorso privato accreditato. Vediamo perché 

da | Lug 7, 2023 | Primo Piano

A Torino non serve un nuovo Pronto Soccorso privato accreditato. Ogni tanto spunta fuori questa idea, ma il perché non serva lo spiegano bene i numeri. 

I residenti a Torino sono 848.748 al 1 gennaio 2022. 

Sul territorio torinese sono presenti 2 sevizi di emergenza SPOKE (ospedale Martini e ospedale Maria Vittoria) che coprono le discipline di base, ciascuno per un bacino di utenza tra 150.000-300.000 abitanti. 

Si contano inoltre 3 HUB (Molinette, Giovanni Bosco e Mauriziano) che coprono i servizi per un bacino di 600.000-1,2 mil abitanti. 

Nel calcolo escludiamo il Presidio privato accreditato del Gradenigo e i Pronto Soccorso specialistici del S. Anna, CTO e Regina Margherita. 

Complessivamente i 2 SPOKE e 3 HUB di Torino possono servire una platea compresa tra 2,1 milioni e 4,2 milioni di abitanti. Ben di più dei residenti a Torino. 

Anche ipotizzando che tutti gli abitanti della cintura di Torino (che nel complesso sono 832.266 tra prima e seconda cintura) facciano riferimento agli HUB e SPOKE di Torino, avremmo in totale tra Torino città e cintura una platea di 1,68 milioni, che rientra ampiamente nei limiti sopra descritti. 

Il problema del sovraffollamento dei PS torinesi non è conseguente ad una carenza nell’offerta dei servizi di Emergenza Urgenza ma ad una carenza di posti letto nei reparti di degenza per ricoverare i malati, che rimangono nei PS per giorni e determinano l’aumento notevole carico di lavoro degli operatori e il rallentamento dei processi di cura. 

E ad una quota di accessi impropri, che sarebbe profondamente errato gestire aprendo un nuovo pronto soccorso

Oltre a questo, c’è il grave problema del personale, che andrebbe valorizzato: la carenza di medici urgentisti obbliga a esternalizzare alle cooperative o a coinvolgere nei turni i medici dei reparti, scelte che sfaldano le equipe e compromettono il clima lavorativo. 

In questi 5 ospedali, più l’Amedeo di Savoia, (escludiamo nel calcolo i centri monospecialistici perché sono centri di riferimento regionali), i posti letto disponibili sono in totale 2488, complessivamente 2,9 per 1.000 abitanti, mentre il parametro imposto dal Dm 70 è di 3,7 pl x 1.000 abitanti. 

Per completezza, si potrebbero aggiungere al calcolo i pl per acuti del privato accreditato (l’ospedale Gradenigo, il Cottolengo, Villa Maria Pia Hospital e poco altro): il totale dei pl disponibili per il ricovero delle acuzie aumenta così a 2909, raggiungendo comunque solo 3,4 pl per 1000 abitanti

Va considerato che questo calcolo sovrastima i letti/abitanti perché non calcola la mobilità attiva dai comuni limitrofi e i ricoveri da fuori provincia per l’alta specialità. Infine, è doveroso ricordare che Anaao ha da sempre criticato il parametro del DM 70, ben al di sotto della media europea. 

Dunque, se aumentassimo i letti per il ricovero e i pazienti sostassero poco in PS, se riducessimo gli accessi impropri e se soprattutto si valorizzasse il capitale umano, la gestione del lavoro nell’Emergenza Urgenza sarebbe molto più semplice e i PS non sovraffollati. 

E’ inutile pensare di distribuire a Torino barelle in nuovi Pronto Soccorso, per di più privati accreditati: il problema non si risolve così. 

Infine, è necessario ricordare che in Piemonte l’applicazione della DGR 1/600 ha portato alla distruzione di numerosi reparti ospedalieri, alla riduzione eccessiva dei posti letto ed alla soppressione di numerosi Dea, declassati a PS, con tutto quello che ne è seguito. Ora sappiamo bene che con questo si è ottenuto ben poco, neanche dal punto di vista del controllo della spesa, visti i deficit mostruosi dichiarati in questi giorni in tutte le nostre Asl.

La DGR 1-600 andrebbe cancellata e andrebbe rivista la Rete Ospedaliera piemontese. L’alternativa che periodicamente viene sussurrata, di aprire nuovi PS privati in Piemonte, sarebbe solo un ulteriore passo verso la completa sostituzione della Sanità pubblica regionale con quella privata.

La foglia di fico dei problemi. 

Chiediamo invece che siano valorizzati e potenziati i servizi esistenti e il personale che vi lavora. 

Dr.ssa Chiara Rivetti
Segretaria Regionale Anaao Assomed Piemonte

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