La marcia dei 12.000 per la Sanità e il Diritto alla Salute

da | Giu 1, 2023 | Primo Piano

Eravamo un fiume in piena.

La mobilitazione di sabato a Torino ha avuto un’adesione che ha superato le nostre più ottimistiche previsioni.
Se c’erano dei dubbi, ora non ci sono più: i sanitari lavorano troppo e nonostante tutto molti pazienti non riescono a curarsi, se non pagando di tasca propria o aspettando tempi infiniti.

E’ un problema sia erogare che accedere alle cure.
La sanità sta sempre più diventando un’area di speculazione.
La malattia rende. Noi non la pensiamo così:

La prevenzione è meglio della cura.
I ricoverati negli ospedali non sono clienti.
I medici e i dirigenti sanitari non possono lavorare a cottimo.
Le professionalità vanno valorizzate, premiate, pagate.
Per garantire il diritto alla salute bisogna mettere i medici e tutti i sanitari nelle condizioni di poter lavorare al meglio.

La sanità piemontese ha urgente bisogno di investimenti e di buon governo. Non siamo disponibili ad accontentarci di 4 denari: vogliamo che la sanità sia davvero una priorità, non solo negli slogan.

Lavoriamo in ospedali che ci cadono in testa, e per ora su quelli nuovi abbiamo solo sentito dei dibattiti. Non è stata posata una pietra.

Dei soldi per PNRR, che le future generazioni dovranno restituire, non sappiamo il destino. Quanti ne sono stati utilizzati e per cosa?

I turni vengono coperti con ordini di servizio o esternalizzati: chiediamo da tempo il coinvolgimento degli specializzandi, che per lo più rimangono nelle corsie universitarie.

Siamo vessati da continue mail delle direzioni che ci chiedono indietro soldi non dovuti, della legge Balduzzi, risalenti a 10 anni fa.

I piani abbattimento liste d’attesa non esistono. I rappresentanti dei lavoratori non sono coinvolti e le liste si riducono solo perché i pazienti vanno nel privato.

Invece di dedicarci completamente ai pazienti, siamo sempre più impegnati in odiose incombenze burocratiche.

Non ci vengono remunerate le compilazioni delle pratiche Inail da anni, mentre nelle altre regioni i pagamenti sono regolari.

I medici se ne vanno, e non solo non si fa nulla per fermarli e rendere il lavoro ospedaliero più attrattivo, ma pare perfino gli si aprano le porte. Così, svuotato di professionisti, Il Servizio Sanitario si impoverisce. E diventa un servizio povero, per i poveri. A tutto vantaggio delle assicurazioni e dei grandi gruppi privati.

Noi non ci stiamo.

E sabato l’abbiamo detto a gran voce, in tantissimi.

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