Decreto Balduzzi, tanta confusione. Serve chiarezza

da | Apr 21, 2023 | Primo Piano

COMUNICATO STAMPA

Leggiamo con stupore e sdegno il titolo e il contenuto dell’articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano “La Repubblica” avente come oggetto il noto ammanco sul Fondo “Balduzzi” dell’A.O.U. “Città della Salute e della Scienza” di Torino, ammanco di oltre 7 milioni di euro, destinati all’abbattimento delle liste d’attesa.

La cifra doveva essere accantonata dall’Azienda calcolata in aggiunta alle somme pagate per l’attività di intramoenia dei medici dipendenti ma dal 2012 al 2015, in mancanza di un accordo sul regolamento di attuazione, tale quota non era stata aggiunta e quindi richiesta ai pazienti; inoltre dal 2015, per la mancata applicazione degli accordi raggiunti a norma, la quota è stata destinata, sotto forma di altre voci di trattenute, ad altre categorie.

Questo in violazione di un esplicito accordo firmato con i Sindacati dei medici dell’epoca.

Il cosiddetto decreto “Balduzzi” inseriva infatti, tra i numerosi oneri fiscali calcolati e aggiunti all’onorario del medico, per una visita in intramoenia, una somma pari al 5% da vincolare ad interventi di prevenzione o di riduzione delle liste di attesa. 

L’articolo di Repubblica oltre a confondere il problema della mancata applicazione della normativa (2012-2015) e dell’accordo firmato (2015-2022), vere cause dell’ammanco, con quello riferito di isolati casi di mancato versamento della tariffa da parte di alcuni professionisti, tutte da verificare, getta in modo inaccettabile su tutti i medici dell’Azienda un’accusa del tutto infondata; non solo, insinua che la denuncia dei Sindacati, volta a tutelare colleghi e utenti da quella che è stata una evidente violazione degli accordi a norma firmati a suo tempo, sia in realtà stata causa del riscontro delle mancanze attribuite ad alcuni professionisti.

Troviamo inaccettabile che da vittime di una mancata applicazione da parte dell’Azienda, destinatari di lettere di messa in mora per recupero, a nostro giudizio ingiusto, di cifre o non richieste ai pazienti o addirittura destinate ad altre figure professionali invece che al fondo appropriato, si cerchi di far passare i tanti professionisti dell’Azienda per fuorilegge e truffatori.

Le odierne infondate accuse, tutte eventualmente da verificare, rivolte ai medici di Città della Salute, con accuse addirittura di reato di peculato, non hanno quindi nulla a che vedere con il recente esposto in Procura, depositato proprio per verificare le responsabilità amministrative del grave ammanco sul Fondo “Balduzzi”.

Inoltre, in Città della Salute, ad oggi, non sono state recapitate altre lettere, oltre a quelle interruttive della prescrizione recapitate lo scorso anno e relative agli anni 2012-2015. Di conseguenza, nessun medico in azienda si è visto recapitare nuove lettere con indicate “le cifre esatte da corrispondere”, come erroneamente indicato nell’articolo di Repubblica.

Concludiamo dichiarando che i sindacati della dirigenza medica sono tutti profondamente amareggiati oltre che offesi da quanto dichiarato e ribadiscono a voce congiunta che le eventuali responsabilità di quanto riscontrato saranno tutte da verificare e non devono assolutamente essere imputate, con accertamenti ancora in corso, direttamente ai medici.

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