Anaao Assomed Piemonte, in qualità di sindacato che rappresenta i dirigenti medici e non medici (biologi, fisici, chimici ecc.) ha presentato alla Commissione Regionale Sanità le osservazioni in relazione alla proposta di legge n. 223 che prevede di introdurre il NIPT, un test di screening di secondo livello (che viene eseguito solo se i test tradizionali di primo livello, esprimono un rischio preoccupante) nell’iter per l’individuazione precoce in gravidanza di malformazioni fetali dovute ad anomalie cromosomiche.
Il NIPT (Non Invasive Prenatal Test) è di fatto un prelievo di sangue. Attualmente non viene offerto gratuitamente alle donne in gravidanza del SSR, ma è possibile eseguirlo nei centri privati. Quindi la proposta di legge certamente affronta un problema reale, sentito e, con i dovuti aggiustamenti, potrebbe essere migliorativa del percorso sanitario della gravidanza.
Ma:
1- E’ una legge che rischia di ignorare il pubblico e favorire il privato. Siamo decisamente contrari all’affidamento del NIPT (e quindi dei relativi finanziamenti) al privato. Non ne comprendiamo le motivazioni, poiché esistono centri di riferimento regionali, sia di Genetica Medica che di Screening Prenatale, che sarebbero in grado di eseguire con la massima professionalità tali test. Esternalizzare l’esame potrebbe inoltre essere un’azione che favorisce il prosieguo, nel privato, del percorso di gravidanza, che, fino ad ora nel pubblico, è stato molto efficiente. Peraltro non sono espressi né i criteri di valutazione relativi all’impossibilità di erogazione da parte delle Aziende Sanitarie Regionali, né quelli per l’individuazione dei laboratori privati in service ed i loro criteri di accreditamento. Infine viene ignorata la funzione regionale del laboratorio del S.Anna e i professionisti che da anni applicano procedure di elevata efficacia.
2- Con i soldi stanziati non si arriva a erogare il test NIPT a tutte le gestanti con un risultato di alto e medio rischio dopo un test di primo livello (in Piemonte, se ne attendono circa 4000 all’anno). Di fatto il finanziamento è limitato a circa 1000 test che vengono destinati solo a una frazione di gestanti che ha eseguito il test combinato, escludendo le altre e generando iniquità. Non è inoltre chiaro se e come verrà applicata una compartecipazione alla spesa per l’esecuzione del test NIPT con il SSR.
3- Non incrementare il finanziamento del progetto di legge rischia paradossalmente di favorire l’aborto. Infatti, finanziando solo 1000 test a fronte di tutti gli ipotetici 4.000 necessari, si rischia di dover dirottare le restanti donne a diagnosi invasive a rischio di aborto, soprattutto se non dispongono di un reddito adeguato per poter eseguire il NIPT privatamente.
Con il NIPT infatti si riduce sensibilmente (quattro volte) la platea di gestanti che viene indirizzata alle diagnosi prenatali invasive quali amniocentesi e villocentesi, che hanno un rischio di aborto di circa l’1%. Vale la pena di ricordare che il Piemonte vanta la peggior percentuale di amniocentesi in Italia (13,5 % contro 3,4% media nazionale fonte CeDaP 2021).
4- Poiché con un test NIPT positivo la donna potrebbe decidere di intraprendere un percorso che si conclude con l’interruzione di gravidanza, la proposta di legge prevede di inserire all’interno dei punti nascita dedicati all’attività divulgativa delle associazioni che offrono sostegno psicologico. Ci risulta che in commissione sanità siano state esplicitamente citate le associazioni pro-vita. Chiediamo che il sostegno psicologico venga fornito dal servizio di psicologia pubblico del SSR; questo per garantire una laicità di atteggiamento nei confronti delle donne con esito positivo del test, che necessitano di professionisti con una formazione specifica e adeguata per fornire il necessario supporto.
Quindi: bene la legge ma che sia una iniziativa all’interno del servizio pubblico, che sia laica e per più donne possibili.
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